AMIANTO KILLER: SPARSE PER L’ITALIA ANCORA
32 MILIONI DI TONNELLATE!

Voi che leggete mi direte che intanto “a chi importa?”, in un Paese in cui l’informazione è stata ormai soppiantata dallo spettacolo mediatico sguaiato e arrogante, e la cultura annichilita dall’indifferenza e dal cinismo, come si è visto durante l’ultima campagna politica per le elezioni amministrative. Non mi hanno creduto anche di fronte all’evidenza (pure audiovisiva, per i più pigri che non leggono: http://www.youtube.com/watch?v=kRAOE7NiFjU) di una perdurante minaccia ambientale che si aggrava di giorno in giorno. I “credenti” non mi hanno creduto. Ma la cittadinanza è composta anche da laici e liberi pensatori. L’apatia e il cinismo non hanno quindi ideologia, sono più banali del male di cui parlava Hannah Arendt. Lo dimostra, alla fine, il silenzio assoluto sulla questione anche da parte del neoeletto Sindaco, forse troppo preso ancora dal tripudio per una Milano - patria del Verri, del Cattaneo, del Beccaria – ora di nuovo illuminista.

La mia battaglia continua, anche su facebook, con la coscienza civica di un cittadino responsabile e l’insistenza di un samurai della ragione, perché la salute pubblica è un bene primario, costituzionalmente protetto, che interessa tutti. Anche coloro che mantengono il nefasto atteggiamento di indifferenza, deprecabile moralmente prima che politicamente. Voi che leggete ed io dobbiamo farci portavoce di una resistenza morale contro l’inerzia irresponsabile, costringendo le istituzioni tutte ad agire.

Ad oggi solo 13 Regioni hanno approvato il Piano Regionale Amianto, che prevede il censimento, la bonifica e lo smaltimento dei materiali tossici. E solo due Regioni si sono poste una scadenza per il completamento della bonifica: la Lombardia, nel 2016, e la Sardegna, nel 2023 (!). Sono scadenze troppo lontane per la salvaguardia della salute pubblica, troppi anni con microfibre aerodisperse ancora da respirare. Eppure il 28 aprile 2011 è stata celebrata la giornata mondiale delle vittime dell’amianto. E il prossimo 28 aprile 2012 ancora. Sì, perché si tratta di un problema di portata mondiale: ogni 5 minuti una persona nel mondo muore a causa dell’amianto per un totale di circa 1.000.000 decessi all’anno. In Italia sono più di 4.000 i morti e migliaia i malati. E il bilancio è in aumento, una strage silenziosa che avrà il suo picco negli anni 2015-2020.

L’Italia è stata il secondo Paese europeo produttore di amianto. Secondo le stime del CNR e di ISPESL ci sono ancora 32 milioni di tonnellate di amianto sparse per il territorio nazionale e un miliardo circa di metri quadrati di coperture in Eternit sui tetti. Sarebbe ora che il Governo si desse da fare per mettere i pannelli solari sugli edifici pubblici e varare con urgenza un piano per le energie alternative, senza perdere ulteriore tempo e smettendo la farsa degli incentivi bloccati: la salute degli italiani non ha prezzo. Vogliamo iniziare da Milano, per dare un buon esempio al resto del Paese?

avv. Giovanni Bonomo
Comitato Nazionale Amianto Eppur si muore (Milano, 11 sett. 2011)

 

AMIANTO: EPPUR SI MUORE… ANCORA.

Sul numero di sett.- ott. 2011 di Odissea, a pag. 16, che è anche l’ultima di retrofacciata della rivista, si legge in modo ben visibile il mio articolo AMIANTO: EPPUR SI MUORE!. Sto infatti tuttora conducendo, con l’editore Angelo Gaccione di Odissea - che ebbe a investigare e sondare in lungo e in largo l’intero territorio nazionale, e autore egli stesso di un articolo drammatico dal titolo AMIANTO - questa battaglia per la salute pubblica.

Ragioni di coscienza civile e civica - trattandosi di una questione di rispetto dei diritti umani e di salute pubblica sottovalutata dalle istituzioni - che dovrebbe avere qualsiasi cittadino, mi hanno indotto a fondare, nel dicembre 2010, il Comitato Nazionale Amianto Eppur si muore.

Credevo che fosse a questo punto doveroso, da parte del neoeletto sindaco di Milano, convocarmi con urgenza per ascoltarmi ed assumere le iniziative necessarie sullo smaltimento sicuro delle tegole in Eternit e di tutti i manufatti contenenti amianto che ancora invadono gli edifici della nostra città. Perché almeno sarà servito a qualcosa tutto il baccano mediatico che ho fatto - prima ancora della conferenza al Circolo della Stampa - con il videomessaggio alla cittadinanza, visibile su YouTube ai primi link digitando la parola “amianto” oppure il mio nome.

Del resto i dati di mortalità parlano chiaro e sono allarmanti: nella nostra città le microfibre aerodisperse sono causa di 300 morti all'anno per mesotelioma, asbestosi e carcinoma polmonare, e nelle case dell'Aler e del Comune vivono ancora 2500 famiglie esposte al rischio in modo particolare. Ma è evidente che questa minaccia invisibile e subdolamente letale (l’incubazione delle malattie da microfibre aerodisperse per la città è tanto lunga nel tempo quanto inavvertibile e inesorabile) riguarda tutti i cittadini.


Il caso più grave è quello di via Russoli, a pochi passi dallo IULM, dove 200 famiglie vivono in 4 palazzoni di otto piani, di proprietà dell’Aler, completamente rivestiti in amianto. I dati degli ultimi 6 anni parlano di otto decessi imputabili al «killer invisibile» ma, nonostante ciò, Palazzo Marino – struttura, questa sì, ad essere stata subito bonificata da non pochi manufatti contenenti amianto - continua a rimandare i lavori di smaltimento e di messa in sicurezza. Nel frattempo i lastroni di Eternit, lasciati alle intemperie da circa 30 anni senza manutenzione, cominciano a gonfiarsi, sbriciolarsi e cadere. Come ho scritto alla fine dell’articolo, se continuiamo così, le prossime vittime saremo noi, tu che leggi queste “note” ed io che le ho scritte. Per favore diffondi, è nell’interesse di tutti.

Milano, 12 agosto 2011 avv. Giovanni Bonomo

 

AMIANTO: Eppur si muore.

La legge 27 marzo 1992, n. 257 "Norme relative alla cessazione dell'impiego dell'amianto", prevede testualmente, al primo articolo: "Sono vietate l'estrazione, l'importazione, l'esportazione, la commercializzazione e la produzione di amianto, di prodotti di amianto o di prodotti contenenti amianto". Il nostro Stato è arrivato a porre rimedio alla sciagura dell'amianto con almeno quarant'anni di ritardo: perché è almeno dagli anni 50 che si sa che l'amianto è cancerogeno. Anzi, che fosse cancerogeno lo si sapeva fin dagli anni 30, mentre dagli anni 50 lo si sa con certezza, ma questo non è bastato per la pronta messa al bando dell'amianto.

Nel 1960 si ha la prova scientifica sulla correlazione tra tumore alla pleura e amianto. I maggiori produttori di amianto sono la Russia e il Canada, e nonostante la prova del 1960, la maggiore produzione avviene proprio negli anni tra il 1960 e il 1978. Il primo caso di morte per amianto riguarda un operaio morto nel 1957 a Trieste, di 46 anni, che faceva l'isolatore termico. A Monfalcone, tra gli ex operai della Fincantieri, ci sono stati fino a oggi più di 2.000 morti. Una grande, silenziosa tragedia; una tragedia senza eco, senza cronisti, senza indignazione nazionale. Questi operai se ne sono andati senza fare rumore, in punta di piedi, dimenticati da tutti. “Monfalcone: un crimine di pace”, come intitola il suo articolo Massimo Carlotto, nel suo sito Web personale, prevedendo che la strage continuerà fino al 2020, considerando ai tempi lunghi di incubazione e di latenza della malattia.

Alessandro Morena, nell’opera “POLVERE. Storia e conseguenza dell’uso dell’amianto ai cantieri navali di Monfalcone” (Kappa Vu ed, 2001), voleva farci capire che fare chiarezza sui tanti morti per amianto era un modo per onorare la loro memoria e per evitare che altre tragedie simili avvengano nel mondo. “Dobbiamo pensare – scrive Morena - che le navi che abbiamo costruito qui a Monfalcone vengono ora distrutte in India, soprattutto da ragazzi che fanno questo lavoro senza nessuna protezione. Il problema è attuale. A Gorizia c'è la più alta incidenza di tumori da amianto. A seguire ci sono altre città portuali come Taranto, Massa Carrara, La Spezia.”

Mia madre, proprio mentre sto scrivendo queste note, mi chiama da Madonna di Campiglio per farmi ascoltare al telefono una radio locale con un servizio sull’amianto: ospiti in studio sono il procuratore della Repubblica di Torino Raffaele Guariniello, promotore dell’inchiesta sulle morti dei lavoratori degli stabilimenti italiani dell’Eternit (multinazionale svizzera del cemento che fa capo al miliardario Stephan Schmidheiny e al nobile belga Jean Louis Marie Ghislain de Cartier) a Cavagnolo (Torino), Casale Monferrato (Alessandria), Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia) e alcuni giornalisti, tra i quali Stefania Divertito, autrice dell’opera “AMIANTO. Storia di un serial killer” (Verdenero ed., 2009), reportage-denuncia sull’Italia dell’amianto. Si parla dei tanti siti ancora inquinati e delle navi che trasportano amianto, ancora destinato all’industria, che arrivano dalla Cina, dalla Russia e anche dal Canada, passando per i porti italiani.

Respirare fibre di amianto è prepararsi a morire” scrive Marinella Correggia nell’articolo “Un mondo di amianto”, sulla rivista online “Finanzainchiaro.it”, sez. ambiente ed energia. Eppure in India, secondo consumatore al mondo di questo prodotto dopo la Cina, decine di migliaia di persone, lavoratori informali e non di rado bambini, senza alcuna precauzione estraggono rocce dalle miniere di tremolite, riducono in fibra scarti importanti, come vecchie navi da smontare e rottamare in India o Bangladesh, segano pezzi coprendosi di polvere. Ancora di più sono coloro che vivono in casupole, baracche, alloggi precari dove tetti e pareti sono di amianto. Un problema di dimensione mondiale. Ma da noi, il processo di Torino è il primo al mondo, di tipo penale, in materia di amianto: quasi 6.000 i soggetti ammessi come parti civili, quali ammalati, loro parenti, varie comunità, associazioni, enti locali. Perché in Italia sono ormai 3.000 i morti per amianto già riconosciuti come tali, per non parlare degli ammalati, e il picco non è ancora raggiunto: si avrà tra il 2015 e il 2020, come già precisava la Divertito, tenendo conto dei periodi lunghissimi di latenza delle malattie provocate dalle microfibre killer.

La Materit è uno dei tanti nomi che vengono associati alle microfibre colpevoli di catastrofi, di morti e malati che si registrano in continuazione. Alla base di queste morti atroci (il mesotelioma pleurico è una forma di tumore che procura una morte lenta e orribile) vi sono comportamenti di molti che sapevano e non hanno informato. Una sola microfibra di amianto, tanto inavvertibile quanto malvagia, può provocare la malattia, con un’incubazione che arriva anche fino a quarant’anni. Vittime non soli i marinai di tante navi e gli operai di tante fabbriche ma anche le vedove (temporaneamente) sopravvissute che non avevano nemmeno sfiorato il materiale killer, se non pulendo i vestiti o accarezzando i capelli dei loro mariti. Ma se volete avere una carta geografica del dolore di un Paese sommerso dall’amianto nell’indifferenza delle istituzioni e di gran parte degli organi di informazione, leggete l’articolo-denuncia “AMIANTO” apparso sulla rivista Odissea di gennaio-febbraio di quest’anno. L’autore, Angelo Gaccione, ha girato da un capo all’altro la nostra penisola documentando la presenza e la quantità spaventosa di questo materiale e suonando un altro allarme, nella speranza che questa volta venga ascoltato. Perchè non riguarda solo la sua e la nostra Milano e l’hinterland milanese, con le migliaia di tetti in Eternit che sono la parte più platealmente visibile.

Gaccione mi ha consegnato ieri un ritaglio del quotidiano Il Giorno dal titolo “Processati gli ex dirigenti Pirelli, non fecero nulla contro l’amianto”, di Mario Consani, a proposito del recente rinvio a giudizio, da parte del PM milanese Maurizio Ascione, di dieci manager dell’azienda accusati della morte di diversi operai. Pare che l’amianto finisse perfino nei pneumatici delle auto. Questo a significare che i colpevoli di ieri, di oggi e di domani sono e saranno tanti. “La fabbrica della morte si chiama Fibronit”, cantano i Suoni Mudù, la band barese che nelle sue canzoni affronta temi sociali ignorati o nascosti dai mass media. L’Italia è stata ammazzata. Le vittime hanno bisogno di verità e giustizia. Ma se continuiamo così le prossime vittime saremo noi, voi che leggete ed io che ho scritto queste note. Una giustizia piena e totale sarebbe mettere al bando l’amianto e procedere alle necessarie bonifiche. Oggi è possibile, come dimostrato negli studi scientifici del prof. Alessandro Gualtieri, ordinario di mineralogia all’Università degli Studi di Modena Reggio Emilia, lo smaltimento e il riciclo ecosostenibile. Vogliamo iniziare da Milano?

Milano, 28 aprile 2011 Giovanni Bonomo
Comitato Nazionale Amianto Eppur si muore